P.
Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1989, ISBN
9788806313692
Se
questo è un uomo
è
un romanzo di
Primo Levi, scritto tra il 1945 e il
1947 e pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1989. In
quest'opera,
l’autore racconta la sua esperienza nei campi di concentramento,
durante la Seconda Guerra Mondiale. Sottratto alla sua vita
quotidiana, Primo Levi viene condotto in questo luogo di morte,
costruito allo scopo di annientare la dignità umana.
Lo
scrittore
racconta
come
il lager nazista sia pensato appositamente per trasformare gli uomini
in bestie,
costretti a lottare gli uni contro gli altri per la sopravvivenza. I
reclusi, denutriti e privati persino del nome, sono obbligati ai
lavori forzati,
spogliati di qualsiasi bene e divisi dalle proprie famiglie. Il
romanzo è estremamente toccante perché – al di là delle crude
descrizioni di ciò che ha visto accadere ai propri compagni di
sventura, al sangue versato, ai bisogni primari insoddisfatti –
l’autore ci parla di una coscienza che cerca di reagire, di un
uomo che comunque riesce a conservare la sua sensibilità, a "sapersi
organizzare", a far finta di seguire ogni regola; un uomo
perfettamente consapevole del suo deperimento quotidiano, ma con un
cervello frizzante che riesce ancora a pescare dai ricordi ora la Divina
Commedia,
ora le formule chimiche su cui a Torino lavorava e che nel campo gli
torneranno utili.
Oltre
a raccontarsi, l'autore cerca di dare una spiegazione,
di trovare
la causa che spinge gli esseri umani ad annullare la personalità,
l’individualità e l’esistenza dei
loro simili. Ma non
c’è nessuna forma di normalità dietro il dolore gratuito che
viene inflitto, ed è questo il
male
radicale, che non può essere spiegato né gestito
ma che, in qualche modo, deve essere contenuto dentro chi ha subito
quelle atrocità.
Se
questo è un uomo
è uno di quei libri che ti fanno rigirare nel letto, che ti
impediscono di addormentarti subito, che ti fanno mangiare tutto sino
all'ultimo boccone. È una lezione di vita. Una storia, niente di
più, niente di meno: ed è proprio la semplicità e la freddezza di
spirito con cui sbatte in faccia questa dura realtà, a lasciare senza parole. Sarà stato proprio questo l'effetto sperato, perchè lo stile dell'autore è asciutto, descrittivo, molto diretto, tipico
di chi ha la necessità di far arrivare immediatamente un concetto ai
suoi lettori.
Queste
pagine, quello che lì è accaduto, non si possono dimenticare.
Finisco il libro e vado a rileggere una frase. Non è una poesia, è
un monito all’umanità intera, quando l'autore ormai non riesce
più nemmeno a trovare consolazione in Dio: <<c’è
Auschwitz, quindi non può esserci Dio>> e la sua unica
speranza rimane solo la memoria degli uomini:
«Meditate
che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro
cuore, stando a casa andando per via, coricandovi, alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.»
Diffondere
ciò che gli è accaduto: «la mala novella di quanto, ad Auschwitz,
è bastato animo all’uomo di fare dell’uomo».
Ben
Said Moussa
V
liceo S. M. Mazzarello
A.
S. 2016/2017
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