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venerdì 30 settembre 2016

Recensione Viviana Lentini (a cura di) I.M.D., Il vurricatore. Storie di uomini e di mafia, edizioni Leima, Palermo, 2013 ISBN 978-88-98395-01-9

I.M.D., Il vurricatore. Storie di uomini e di mafia, edizioni Leima, Palermo, 2013 ISBN 978-88-98395-01-9


I.M.D. è uno scrittore fuori dal comune. L’autore, infatti, è Sovrintendente della Polizia di Stato, fa parte dei quadri direttivi del S.I.A.P.  (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) e lavora alla sezione Catturandi della Squadra Mobile di Palermo. Ha partecipato agli arresti di numerosi latitanti molto noti del calibro di Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Vito Vitale, Salvatore e Sandro Lo Piccolo. I.M.D ha inoltre collaborato a importanti indagini antimafia come ad esempio quella che ha portato alla cattura del boss Bernardo Provenzano.

L’autore ha pubblicato con Dario Flaccovio vari romanzi come Catturandi nel 2009; 100% sbirro nel 2010, quest’ultimo vincitore, nel 2012, del Premio Ninni Cassarà del Comune di Carini; nel 2011, il romanzo Dragoni e lupare

Nel 2010, ha ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino per l’impegno profuso in  difesa e per la promozione dei valori della libertà, della democrazia e della legalità. 
Per il romanzo Il Vurricatore. Storie di uomini e di mafia, pubblicato nel 2013, l’autore ha deciso di devolvere il suo compenso all’Associazione No-profit 100x100 in  movimento-Rete Cento Passi

Il romanzo Il Vurricatore. Storie di uomini e di mafia, edito da LEIMA, è introdotto dalla Prefazione di Pif che descrive con attenzione l'impronta che la mafia, ormai da molto tempo, ha lasciato nel nostro Paese: <<Quindi noi possiamo andare avanti dicendoci che la mafia non è tanto presente nella nostra vita>>, <<Così quando ti dicono che cambiano i nomi, ma i fatti sono veri, ci rimani male. Perché un po’ ti vergogni, alla tua età, di sorprenderti ancora pensando che una cosa del genere possa essere successa nella tua città>>. Con queste parole, Pif ci fa comprendere che la mafia ha lasciato nel nostro Paese un segno molto sgradevole e triste, non solo per le numerose vittime, ma anche per la fama che l’Italia - e in particolare la Sicilia - ha assunto nel resto del mondo. Inoltre, la prefazione ci invita anche a riflettere sulle tante persone - compreso l’autore del testo - che, ogni giorno, combattono per uno dei valori più importanti: la legalità.

La storia viene raccontata dal Sovrintendente della Polizia di Stato e membro della sezione Catturandi della Squadra Mobile di Palermo che, a distanza di anni, si rende conto di aver avuto come compagni di classe alcuni membri della malavita. 

Voce narrante è Mario Castrogiovanni, un commissario capo della Polizia di Stato i quale ci racconta ciò che lo ha spinto a lasciare il suo paese di nascita per diventare poliziotto. Il suo racconto si incentra soprattutto sulla figura di un suo compaesano Calogero Palazzolo, chiamato da tutti Lillino, un suo compagno di scuola che da grande sceglie di intraprendere un percorso del tutto opposto a quello di Mario. Infatti, Lillino Palazzolo  (che è liberamente ispirato alla figura di Gaspare Pulizzi, mafioso legato alla famiglia di Carini, oggi divenuto collaboratore di giustizia), entra fin da giovane a far parte della cosca mafiosa di Cosa Nostra solo per riuscire a guadagnare soldi che non avrebbe mai potuto ottenere conducendo una vita regolare. Il racconto della vita di Lillino, infatti, sembra quello di un destino comune a molti ragazzi che, nelle periferie delle città siciliane, cercano aiuto per fuggire alle condizioni economiche precarie delle famiglie di appartenenza. 

Inizialmente, la vita di Lillino ci viene presentata come una vita normale: i suoi genitori gestiscono un negozio di autoricambi ed un'autofficina, assieme ai loro tre figli ma, poiché una delle caratteristiche fondamentali della mafia è la cosiddetta messa a posto (ovvero il pizzo che la mafia richiede per la protezione del negozio), così anche la famiglia di Lillino è costretta ogni mese a versare dei soldi  per non vedere la propria attività finire nel nulla. 

Lillino, inizialmente, da giovane ingenuo non comprende il motivo della visita mensile di due uomini dall’aspetto strano che venivano a prendere i soldi e allora chiede spiegazioni al fratello maggiore che gli risponderà che il pagamento è dovuto per essere protetti. Un giorno, proprio mentre Lillino si trova nel negozio di famiglia, riceve la visita per la riscossione. In quel momento si colloca il suo primo dialogo con la mafia. Da quel giorno, non se ne separerà mai più diventando, in breve tempo, il vurricatore, ovvero il seppellitore ufficiale della famiglia mafiosa alla quale si era affiliato.

Il libro è molto interessante e riesce a farci comprendere il triste destino di molti ragazzi che, vivendo in condizioni economiche disagiate, decidono di intraprendere la via più facile. Il testo, però, ha un finale inaspettato e mostra come il protagonista, grazie anche alla forza dell’amore che lo lega alla moglie e alla figlia, riesce a svincolarsi dalla morsa mortale della criminalità organizzata. 


Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che Lillino non aveva mai compiuto degli omicidi e quando si trova costretto a compiere due atti terribili, torna a casa, guarda sua moglie e la sua bambina che dorme e prova un senso di inquietudine che mai sentito fino a quel momento. Ed è proprio da quel senso di inquietudine che nasce la ribellione alla mafia, una ribellione che lo spinge a dire sì alla giustizia. 

Viviana Lentini
V liceo Istituto S. M. Mazzarello
A.S. 2016/2017

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