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mercoledì 21 settembre 2016

Recensione Giuseppe Spinelli (a cura di) G. Orwell, La fattoria degli animali, Mondadori, Milano 2012 (ristampa), ISBN: 978-88-04-49252-8

G. Orwell, La fattoria degli animali, Mondadori, Milano 2012 (ristampa), ISBN : 978-88-04-49252-8

La fattoria degli animali  è un romanzo distopico di George Orwell, finito nel 1943 e pubblicato nel 1945. Il romanzo rappresenta una violenta satira sul totalitarismo staliniano; strutturato come fosse una favola, tratta varie tematiche, tra cui spiccano sicuramente la critica ai regimi totalitari dell’ epoca e la deformazione e\o distorsione della realtà .
La trama si delinea all’interno della tenuta di un fattore, il signor Jones, uomo che sfrutta senza alcuna pietà gli animali della sua fattoria ed è solito ubriacarsi. Il romanzo inizia con un incontro dei vari animali della tenuta al cospetto del Vecchio Maggiore (anziano e rispettato maiale della fattoria), il quale descrive il suo sogno di una fattoria dove gli animali detengono il potere e non sono costretti a essere schiavi. Successivamente, spiega che tutti gli animali sono in lotta con l’uomo ed in quest’occasione verrà usato per la prima volta il detto “due gambe malvagio, quattro gambe buono“. 
Dopo alcuni giorni, l’anziano maiale muore e tre maiali (Napoleone e Palla di Neve in particolare) decidono di raccogliere l’eredità del Vecchio Maggiore. Quando il fattore Jones rientra per l’ennesima volta ubriaco e non si preoccupa di sfamare gli animali, scoppia una violenta rivolta, con le bestie che fuggono dai recinti e scacciano Jones e gli altri fattori dalla Fattoria padronale. Vengono quindi redatte 7 regole da seguire per tutti gli animali, che culminano nel più importante “tutti gli animali sono eguali“.  I maiali, rinomati per la loro furbizia e intelligenza, assumono il controllo delle operazioni e diventano paradossalmente i nuovi “padroni“ della tenuta, ottenendo un potere sempre più ampio; mentre gli altri animali, accecati dagli ideali rivoluzionari, non si accorgono neanche di essere nuovamente sottomessi. 
Successivamente, i rapporti tra i due leader (Napoleone e Palla di Neve) degenerano e quest’ultimo si dà alla fuga, mentre Napoleone instaura un regime basato sulla violenza e sulla propaganda. Alla fine, i maiali assumono comportamenti completamente umani e tradiscono definitivamente gli ideali della Rivoluzione, modificando il comandamento più importante e restaurando il vecchio nome della tenuta (Fattoria padronale). 
Il romanzo si chiude con una scena emblematica: gli altri animali osservano i maiali dalla finestra mentre bevono, commerciano e litigano tra loro e con gli umani, non riuscendo più a distinguere gli uni dagli altri.
Secondo me, questo romanzo offre molti spunti di riflessione su un argomento ancora abbastanza recente (i regimi totalitari) e mostra quanto siano in realtà crudeli i metodi utilizzati dai dittatori; ma mostra anche come il popolo sia sempre propenso a diventare vittima di una grande bugia e di come il potere, volente o nolente, corrompe pressoché tutti. Inoltre, ritrovo anche un collegamento con la realtà odierna in riferimento al mutamento dei comandamenti: da “tutti gli animali sono eguali“ a “tutti gli animali sono eguali, ma alcuni sono più eguali di altri“, la cui trasformazione rispecchia la situazione odierna, dove chi è più importante e\o ricco riesce sempre ad ottenere trattamenti di favore rispetto a chi, per ottenere dei successi, ha dovuto fare la gavetta. 
Nonostante la polemica sul sistema totalitario però, è giusto riflettere sulla facilità con cui gli altri animali rimangono vittime dell’inganno di Napoleone: un fenomeno che spesso è accaduto un po’ ovunque: il popolo che (certamente oppresso dal regime e “stordito“ dalla propaganda) tende subito a farsi ingannare. Molto pesante, a tal proposito, la scena della morte del cavallo da tiro (Boxer), in cui l’asino Beniamino è l’unico che  si accorge che il suo amico sta andando incontro alla fine e, per di più, vi sta andando incontro convinto che “Napoleone abbia sempre ragione“, subendo quindi una beffa ancora più crudele: sfruttato in vita, convinto di aver aiutato con il suo lavoro gli altri animali, venduto di nascosto ad un macellaio con la convinzione che avrà tutto l’aiuto possibile, muore invece nell’ignoranza.

Concludo la mia recensione con l’incitamento alla lettura di questo libro che, personalmente, mi è molto piaciuto, sia per l’accuratezza della satira di Orwell (che parte dalla Rivoluzione d’Ottobre e giunge fino al degrado dispotico del regime di Stalin), sia per la quantità di spunti di riflessione che vi ho trovato, sia, infine, per l’ottima fluidità dell’opera che, nonostante la struttura da favola, tratta pur sempre argomenti importanti e abbastanza recenti.

Giuseppe Spinelli
V liceo
Istituto S. M. Mazzarello
A.S. 2016/2017

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