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martedì 20 settembre 2016

Recensione Francesco Domanico (a cura di) L. Orlando, Palermo, Arnoldo Mondadori, Milano 1990, ISBN 978-8804336211

L. Orlando, Palermo, Arnoldo Mondadori, Milano 1990, ISBN 978-8804336211.   

Nato il primo agosto 1947 a Palermo, Leoluca Orlando ha vissuto e studiato per alcuni anni in Inghilterra e ad Heidelberg in Germania. Avvocato cassazionista e professore di diritto pubblico regionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, Orlando è autore di numerosi articoli e monografie scientifiche. Fondatore e coordinatore del Movimento per la democrazia, viene eletto deputato nel 1992 ma rinuncia in seguito alla sua rielezione a sindaco di Palermo, vincendo le elezioni il 21 novembre 1993 al primo turno con 293 mila voti. 

Si colloca in questo periodo la denuncia di Orlando contro gli intrecci tra mafia e politica. Dopo le dure battaglie in campo politico, nel 1994 Orlando decide di affrontare una nuova sfida: viene eletto deputato europeo con 149.976 preferenze. Nel luglio del 1994, al Parlamento di Strasburgo, viene chiamato a far parte della Commissione per le libertà pubbliche e gli affari interni. Tuttavia, il suo cuore è sempre rivolto alla sua cara città e per questo, nel 1997, si candida nuovamente alla carica di sindaco, vincendo le elezioni con 207.448 preferenze. Il 18 Dicembre del 2000, si dimette per candidarsi alla Presidenza della Regione Siciliana. Ma, pur sfiorando il milione di voti, non riesce ad entrate in Regione. Nel 2006, insieme ad Antonio Di Pietro entra a fare parte del nuovo partito Italia dei Valori appoggiando il centrosinistra. Qualche mese dopo, il nuovo Presidente del Consiglio, Romano Prodi, nomina Orlando Ministro per gli Italiani nel mondo. Nel 2012, torna a ricoprire la carica di sindaco di Palermo dopo le elezioni amministrative del mese di maggio. Attualmente, ricopre nuovamente la carica di primo cittadino. 

In un viaggio dentro gli ultimi venti anni di una città-simbolo, Leoluca Orlando, nel suo libro Palermo, racconta, attraverso varie testimonianze, l’esperienza personale vissuta all’interno della politica siciliana. Dal Sessantotto passato tra Palermo e Heidelberg agli studi giuridici affrontati per conseguire la laurea in giurisprudenza, Orlando percepisce il degrado in cui riversa la propria città -  degrado generato dai pericolosi intrecci tra mafia e politica - e il terrore vissuto dall’intera popolazione inerme dinanzi ad una mafia che elimina brutalmente coloro che cercano un vero cambiamento e nuovi sbocchi per una delle città più belle d’Italia.  Appoggiato dalla vecchia Dc e da uomini come Sergio e Piersanti Mattarella, Leoluca presenta la sua prima candidatura come cittadino di Palermo, ma il sistema era ancora troppo corrotto.  Si pensi, a tal proposito, alla figura - molto discussa - di un personaggio, padre Ennio Pintacuda, che all’interno dell’ufficio parrocchiale disponeva di 3 telefoni fissi che squillavano, in maniera insistente, durante le campagne elettorali. Ma ciò che stupisce maggiormente Leoluca è il fatto che padre Pindacuda, uomo di grande rispetto e tanto conosciuto in ambito politico, sapesse già, prima delle amministrative, il nome del candidato vincente (che non era Orlando). 

Anni dopo, la ricandidatura di Orlando come sindaco verrà bocciata e, al suo posto, verrà presentato Stefano Camilleri, esponente della cosiddetta sinistra democristiana, sponsorizzato da Lima e Ciancimino. In seguito alla bocciatura, Orlando verrà inviato negli Usa dalla Segreteria di Stato in quanto la vecchia Dc stava per essere commissariata e la sua presenza avrebbe potuto creare problemi al partito. Ciriaco De Mita, importante esponente della Dc e sostenitore di Orlando, interpreta la sua partenza come un abbandono del partito. Ma al suo ritorno, la situazione a Palermo si ribalta: Ciancimino, il sindaco tanto discusso e in odor di mafia, viene arrestato con la grave accusa di favoreggiamento mafioso e corruzione aggravata. Orlando poteva finalmente fare il suo ingresso in politica. L’inizio della campagna elettorale sarà però una tragedia: sul palco posto in piazza Politeama, tradizionale luogo dei comizi politici, c’erano solo Sergio Mattarella, Rino La Placa e Leoluca Orlando. La mafia aveva deciso che in quella piazza nessuno doveva partecipare alla campagna elettorale. Ma, in cuor suo, Leoluca Orlando sapeva che i palermitani lo avrebbero eletto perché la sua politica era contro la mafia: <<Palermo è una città viva, dobbiamo renderla più vivibile>>. Queste le sue parole nel suo primo discorso da sindaco, il 15 luglio 1985, parole - come dirà lo stesso Orlando - prese in prestito da un libro di Giorgio La Pira. La sfida era vinta: la Dc, depurata dalle connivenze mafiose, governava la città, sebbene i segnali di pericolo non tardarono ad arrivare: il 28 luglio, infatti, viene assassinato Beppe Montana, commissario di pubblica sicurezza. Il giorno dopo, si sarebbe insediata la nuova giunta comunale di Orlando. 

I giorni da sindaco si rivelano tutt’altro che semplici: a distanza di cinque giorni dall’assunzione del mandato, il giovane Salvatore Marino viene ucciso all’interno della questura di Palermo perché sospettato dell’omicidio Montana. Qualche giorno dopo, la città viene scossa da un ulteriore brutale assassinio: il 6 agosto Ninni Cassarà, capo della Squadra Mobile, viene ucciso sotto casa in via Croce Rossa. La scia di sangue non termina: in via Libertà - a causa della tensione che si respirava tra gli uomini della scorta - un’auto che scortava un importante uomo di Stato, a causa dell’alta velocità, sbanda in Via Libertà, uccidendo sul colpo Giuditta Milella e Biagio Siciliano, due studenti liceali.

L’estate dell’ ’85 mostra al sindaco Orlando la dura situazione in cui si sarebbe imbattuto di lì a poco. Sebbene la nuova giunta fosse efficiente e i problemi di Palermo cominciassero ad essere risolti, la stagione stragista in Sicilia non era terminata. La sera del 12 Gennaio 1988, mentre era al volante della sua <<132>> all’incrocio con una strada statale, viene freddato Giuseppe Insalaco, ex sindaco di Palermo, considerato dalla stesso Orlando come una scheggia impazzita del sistema, un uomo tanto furbo e intelligente all’interno della burocrazia politica ma, allo stesso tempo, misterioso e ambiguo nel suo comportamento. Il 1988 si apre con quel delitto e si chiude con la bara del politico Mondo, ucciso a distanza di 24 ore da Insalaco: due macabri delitti preparati razionalmente da quell’entità opposta allo Stato: la Mafia. L’ ’88 si chiude, dunque, con altri due funerali. La rabbia dilaga in tutti luoghi, persino a Palazzo delle Aquile, sede del Comune, dove alcuni sindacalisti si incatenano provocando la totale paralisi del Consiglio. Di fronte all’entrata del PCI in giunta comunale dopo le drammatiche vicende palermitane, l’opposizione è rappresentata solo dagli uomini più fedeli a Orlando: Guido Bodrato, Leopoldo Elia, Sergio Mattarella, Biagio Agnes e un uomo, un politico soprannominato come l’uomo dell’eterno presente: Giulio Andretti. Orlando parlerà di Andreotti come un uomo di grande spessore culturale ma con una inclinazione verso i poli moderati, a differenza di Orlando incline alla politica dei poli progressisti. 

Dopo un viaggio a Roma, Leoluca Orlando è già propenso alle dimissioni da sindaco, visti i fatti accaduti in città e al clima di stallo della sua giunta in Consiglio comunale. Ma l’atterraggio all’aeroporto di Palermo cambia la sua decisione. La gente che lo incontra lo applaude e lo ringrazia; altri lo fischiano non riconoscendo il suo operato. Solo un uomo, Vito Guarresi - politico che all’epoca dei funerali di Insalaco aveva attaccato duramente Orlando nel corso del programma televisivo di Santoro, Samarcanda - con un rapido cenno di mano dice <<Buonasera professore>> e poi scompare. Questo episodio, afferma Orlando nel suo libro, era la dimostrazione del fatto che il cambiamento iniziava ad essere percepito e anche i nemici della vecchia DC riconoscevano l’operato di una giunta corretta. Lo scrittore Leonardo Sciascia, in un passo menzionato nel libro, prima di morire conforterà e incoraggerà il giovane Leoluca nei primi anni del suo operato.


Francesco Domanico 
V liceo
Istituto S.M. Mazzarello
A.S. 2016/2017

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